Buongiorno, questa
mattina ho deciso di affrontare un argomento di cui si sente parlare sempre più
spesso: la sensibilità al glutine.
Presente nel grano, nell’orzo, nella segale e in
altri e differenti tipi di frumento,
il glutine è un aggregato proteico la cui composizione è per il 45 %
attribuibile alle gliadine e per il 55 % alle glutenine.
Il glutine, che si
forma a partire dalle proteine gliadine
e glutenine, costituisce in soluzione acquosa una massa reticolare,
elastica e porosa che rappresenta la struttura principale dell’impasto per la
panificazione. In termini fisici,
la sua caratteristica principale è la visco-elasticità. Ciò si traduce
in un “materiale” sia elastico che plastico, che presenta la capacità di mutare la propria forma
originaria. In ambito panificatorio, fra le implicazioni pratiche si
ricordano: l’aumento di volume dei prodotti da forno lievitati, la capacità di
trattenere l’amido durante la cottura della pasta e di ritardarne
l’assimilazione durante la digestione.
L’insieme
gliadine-glutenine, definito“prolamine”, è considerato difficile da digerire per la sua ricchezza in prolina. Le difficoltà digestive legate alla prolina dipendono sostanzialmente
dalla mancanza degli enzimi digestivi definiti prolil-endopeptidasi
(PEP) nell’intestino umano.
Le modifiche
genetiche dei grani contenenti glutine, avvenute negli ultimi 10.000
anni per migliorarne gli aspetti quantitativi e qualitativi, hanno costituito
un “errore evolutivo” che ha
determinato le condizioni di base per la comparsa di patologie dipendenti
dall’esposizione a questa sostanza. Queste forme d’intolleranza al glutine
coinvolgono un gran numero di persone e sono tra le patologie più frequenti in
assoluto. La sola celiachia interessa, nelle popolazioni di origine europea,
circa l’1 % della popolazione, sia in età pediatrica che in quella adulta.
La reattività al glutine, non è però solo celiachia.
Quando né il
meccanismo allergico, né quello autoimmunitario sono coinvolti, si parla di SENSIBILITÀ
AL GLUTINE (gluten sensitivity),
una condizione che sembra coinvolgere una popolazione maggiore rispetto a
quella affetta dalle altre forme di reattività al glutine. La celiachia è
un’enteropatia autoimmune genetica causata dal consumo di glutine. La
sensibilità al glutine, invece, è una forma d’intolleranza sintomatica nei confronti del glutine. Non esistono markers
tipici per identificare la sensibilità al glutine a tutt’oggi. Pertanto, solo grazie
a una diagnosi per esclusione – assumendo che lo spettro di reazione al glutine
copra tre grosse categorie (allergia, celiachia, sensibilità) – è possibile
riconoscere la sensibilità al glutine e correggerla
con una dieta priva di glutine.
Chi ne soffre non
tollera il glutine e sviluppa sintomi che possono essere molto simili a quelli
delle persone affette da celiachia. La sensibilità al glutine, infatti, è una reazione
all’assunzione di glutine in casi in cui celiachia e allergia al
frumento sono state escluse. A differenza dei celiaci, nei pazienti colpiti
da sensibilità al glutine non sono presenti
anticorpi anti-transglutaminasi e non
si hanno alterazioni istologiche.
I sintomi della
sensibilità al glutine comprendono:
Disturbi Gastrointestinali:
- senso di pesantezza allo stomaco
- diarrea
- dolori addominali
- bruciore epigastrigo
- nausea e vomito
- borborigmi
- gonfiore addominale
- stipsi
Disturbi
Extraintestinali:
- sensazione di confusione mentale
- cefalee
- rash cutaneo
- dolori articolari
- dolori muscolari
- depressione
- anemia
- formicolio o perdita di sensibilità alla parte distale degli arti (gambe, braccia, dita)
- lipotimia
- glossite
I sintomi si
presentano di norma alcuni giorni (oppure ore) dopo il consumo di alimenti
contenenti glutine.
Allo stato attuale
non vi sono marcatori diagnostici per la sensibilità al glutine, pertanto si
tratta di fatto di una diagnosi per
esclusione. Per la corretta diagnosi di sensibilità al glutine è importante
soprattutto per prima cosa che vengano escluse, con i metodi diagnostici
conosciuti, celiachia e allergia al frumento.
Per quanto non
siano ancora disponibili indagini ad ampio respiro nella popolazione generale,
sembra che questa condizione sia 6-7 volte più frequente rispetto alla
celiachia. I dati epidemiologici più solidi si riferiscono alla sola
malattia celiaca: in Italia 1 abitante su 100 circa è celiaco; a fronte dei
circa 110.000 casi già diagnosticati esisto- no almeno 500mila celiaci sfuggiti
alla diagnosi ma esposti al rischio di complicanze. Fra i nuovi nati, poi, si
contano annualmente circa 2.800 casi riconosciuti come celiaci e 5mila sono gli
adulti di nuova diagnosi. Tuttavia la popolazione “sensibile al glutine” è
di gran lunga superiore rispetto a quella dei celiaci.
Come si
diagnostica?
Nella Sensibilità al Glutine è
possibile un coinvolgimento della sola immunità innata. L’approccio
anamnestico nella sua diagnosi è di notevole importanza. In primo luogo è
necessario stabilire se il soggetto dimostra sintomi che siano associabili alla
Sensibilità al Glutine. Considerando che tali sintomi sono facilmente
sovrapponibili a quelli della celiachia, il primo passaggio consiste nel
sottoporre il soggetto ai test utili ad escludere la celiachia. Esclusa la
celiachia ed eliminate anche le altre condizioni tipiche associate a tali
sintomi (es. l’allergia al grano) è quindi necessario procedere con la biopsia intestinale e la ricerca di anticorpi antiglutine nel sangue.
Gli anticorpi antiglutine non sono specifici per la Sensibilità al Glutine ma
possono essere presenti sia nel soggetto celiaco che in una ridotta percentuale
di soggetti normali. Tuttavia, qualora la biopsia non mostri la presenza di
alcuna patologia, inclusa la celiachia, il riscontro
di anticorpi antigliadina aggiunge peso alla diagnosi di Sensibilità al Glutine ed è opportuno iniziare un
trial con una dieta priva di glutine.
Hai riscontrato questi sintomi? Scrivimi all'indirizzo stefania.dellatte@libero.it per prenotare una visita di controllo o una consulenza via Skype.
Nessun commento:
Posta un commento