giovedì 27 ottobre 2016

L'alimentazione come terapia per le allergie



 
Il termine allergia deriva dal greco allos che vuole dire “altro”, ed ergon che significa “lavoro”, vale a dire una reazione anomala che non rientra nelle finalità utili allorganismo. In un primo tempo tutte le forme dipersensibilità furono classificate come allergie, poiché si pensava che fossero causate indistintamente da unalterata attivazione del sistema immunitario. Divenne chiaro più tardi che in realtà erano implicati molti differenti meccanismi dazione, aventi in comune unanomala attivazione del sistema immune, con produzione di anticorpi (IgE) e liberazione distamina, responsabile della maggior parte dei sintomi.
 

La reazione allergica è immediata. Dal momento del contatto con la sostanza allergizzante al momento della manifestazione dei sintomi intercorrono mediamente 15 minuti. In molti casi le manifestazioni della malattia sono stagionali, in particolare primavera e autunno, mentre in altri casi possono manifestarsi in qualsiasi periodo dellanno.

Dal punto di vista dei fattori ereditari esiste una predisposizione ben documentata, tant’è che i figli di soggetti allergici hanno maggiore probabilità di sviluppare la malattia, incidenza che cresce con laumentare del numero dei parenti affetti.

Parallelamente a quelli genetici, i fattori ambientali investono un ruolo importante nellinsorgenza.

Il trattamento nutrizionale sarà modulato in base alla condizione clinica del paziente:



FASE ACUTA

In questa fase bisogna escludere drasticamente (per diversi giorni)dallalimentazione:

  • alimenti derivanti da processi di lievitazione realizzati in modo non ottimale e che potrebbero contenere ancora lieviti biologicamente attivi;
  • latte e derivati;
  • carne rossa, di pollo e di maiale;
  •  fragole;
  • pomodoro crudo, soprattutto se poco maturo;
  •  uova;
  •  tutti i prodotti ittici;
  • alimenti già riconosciuti dal paziente, che gli provocano reazioni atopiche (pesca, kiwi, albicocca, alcune categorie di frutta secca, etc.);
  • tutte le sostanze adrenergiche come caffè, cioccolato, tè, coca cola, e similari.
    Nelle forme stagionali, queste esclusioni andranno ripetute ad ogni ricomparsa dei sintomi.
FASE SUBACUTA
In questa fase la sintomatologia è meno intensa. Si inizieranno a reinserire con gradualità le singole categorie di alimenti, verificandone “in vivo” la tollerabilità da parte del paziente. Per esempio, si proporrà la carne rossa, i pesci a minore contenuto di iodio e fosforo come quelli di scoglio o di fondale, il pollo (di alleva- mento biologico), il prosciutto crudo, etc.
FASE ASINTOMATICA
In fase asintomatica è più semplice gestire lassociazione degli alimenti, con lo scopo di agevolare lattività epatica per la catabolizzazione degli allergeni, mantenere bassa liperattività adre- nergica, migliorare il microambiente intestinale e soprattutto sarà fondamentale la scelta di cibi con la minore manipolazione commerciale possibile.
In tutti i casi sarà indicata lesclusione di tutti gli alimenti istaminergici:
  • crostacei e mitili
  •  formaggi stagionati
  •  lieviti
  •  Fragole
  •  pomodoro crudo
Se il trattamento nutrizionale verrà effettuato in modo corretto, non è infrequente la scomparsa della reattività allergica o una riduzione tanto marcata da richiedere solo minime e saltuarie somministrazioni farmacologiche.

venerdì 21 ottobre 2016

Come alimentarsi in caso di colite e colon irritabile



Oltre alle severe patologie infiammatorie dellintestino, fra le quali vanno segnalate la rettocolite ulcerosa, il morbo di Crohn e la diverticolite acuta, esistono una serie di disturbi spesso etichettati in maniera generica, che rientrano nel campo delle coliti e del colon irritabile e richiedono opportuni accorgimenti nutrizionali, prima di ricorrere a terapie farmacologiche di solito non risolutive.
SINTOMATOLOGIA
I sintomi possono essere molteplici, alcuni diretti, altri non intestinali, ma sempre associati. Tra i sintomi diretti ci potrà essere dolore o fastidio addominale, talvolta attenuato dalla defecazione o associato a variazione di frequenza dellalvo e di consistenza delle feci. In molti casi potrà essere presente muco e alternanza di gonfiore o spasmi addominali. Tra i sintomi intestinali concomitanti si potranno verificare quelli tipici di una digestione non ottimale come lalitosi, la nausea anche con vomito, il senso di sazietà precoce, i borborigmi intestinali e persino dolori allano e al perineo, con presenza o meno di sindrome emorroidaria.  Laumento della pressione addominale potrà comportare lurgenza di urinare, spesso accompagnata da necessità di farlo durante la notte o da un senso di incompleto e difficoltoso svuotamento della vescica.
 Tra i disturbi generali andranno sicuramente annoverati la cefalea, la stanchezza cronica con sonnolenza, fino a forme di ansia o depressione per il malessere prolungato che preoccupa il paziente. Nella maggior parte dei casi la colonscopia evidenzierà uno stato infiammatorio di vario grado della mucosa del colon, anche se molti sintomi potranno essere provocati da fenomeni reattivi dell’intestino tenue.
Prima di qualsiasi trattamento nutrizionale occorrerà una diagnosi gastroenterologica che possa escludere malattie organiche dellapparato gastro- enterico.
CURARSI A TAVOLA
Bisognerà valutare lo stile di vita del paziente, le sue abitudini alimentari, la comparsa dei fastidi in seguito allassunzione di determinati alimenti e verificare se non ci sia un rapporto diretto tra stress e insorgenza dei sintomi, in quanto è ben nota linfluenza del tono nervoso sulla funzionalità gastro-intestinale.
Per unefficace soluzione nutrizionale bisognerà:
1 - Migliorare la funzionalità gastrica, epato- biliare e pancreatica, in quanto una efficace digestione costituirà il presupposto indispensabile per la regolarità di tutte le altre tappe della digestione. A seconda dei casi, sarà utile raccomandare una masticazione prolungata degli alimenti. Si sceglieranno associazioni alimentari che non comportino processi digestivi lenti e laboriosi e nei limiti dello stile di vita e di lavoro del paziente, si cercherà di regolarizzare il ritmo dei pasti.
2 - Esclusi quegli alimenti che nellesperienza diretta del paziente sono in grado di provocare un peggioramento della sintomatologia, sarà necessario prestare particolare attenzione ai vegetali meteorizzanti, a causa del loro contenuto di cellulosa, come i carciofi, i funghi o il topinambur.
3 - Limpiego di minestre, legumi e brodi vegetali o di carne dovrà essere escluso o ridotto in quanto soluzioni in grado di provocare fenomeni fermentativi e meteorizzanti che aggraverebbero la sintomatologia colica, soprattutto quando siano presenti diverticoli intestinali.
4 - Quasi senza eccezioni, il miglioramento o la remissione della sindrome colitica dipenderà anche dalluso di alcune spezie, il cui impiego millenario ha protetto le popolazioni dalle patologie gastrointestinali. Pertanto si raccomanderà luso della curcuma, il cui potere antinfiammatorio è ben documentato, dello zenzero, che migliorerà i processi digestivi, e del peperoncino, in grado di influire positivamente sulla flora batterica intestinale e su tutti i processi fermentativi e putrefattivi.

lunedì 17 ottobre 2016

Perchè scegliere frutta e verdura di stagione?



Che frutta e verdura facciano bene si sa, ce lo dicono tutti; ma perché è tanto importante dare la preferenza a quella di stagione? Che differenza c'è tra quella di stagione e quella fuori stagione?
 
Frutta e verdura fuori stagione vengono coltivate in serre con luce artificiale, raccolte acerbe e portate a maturazione in celle frigorifere. Il fatto di non maturare sulla pianta non permette ai vegetali di arricchirsi di nutrienti importanti, soprattutto le vitamine, delle quali risultano perciò poveri. Inoltre nella maggior parte dei casi questi prodotti vengono trasportati per molti km, che si traducono in un forte aumento dei costi al consumatore e dellinquinamento ambientale.
 
 
I prodotti di stagione vengono portati a completa maturazione naturalmente, grazie alla luce del sole, perciò molto sono più ricchi di vitamine, sali minerali e fitonutrienti, che li rendono più buoni e più salutari. La cosa straordinaria è che i nutrienti dei quali sono ricchi sono esattamente quelli di cui il nostro organismo ha bisogno in quel determinato periodo dell'anno.
Durante l'inverno maturano cavoli, cavolfiori, broccoli, bietole, spinaci, uva e fichi, ricchi Calcio e Vitamina K, importanti per la salute di ossa e denti. In inverno infatti riduciamo l'esposizione al sole, quindi per mantenere le nostre ossa e i nostri denti forti abbiamo bisogno di assumere più Calcio e Vitamina K con l'alimentazione. Inoltre la natura nei mesi freddi ci fornisce kiwi, arance, mandarini, limoni, mele e pere, ricchi di Vitamina C che rinforzano le nostre difese immunitarie e ci proteggono dai malanni tipici della stagione fredda, come il raffreddore e l'influenza. 
 
In estate quando il nostro organismo ha bisogno di maggior idratazione a causa del caldo e della sudorazione, troviamo anguria, melone, prugne, pesche, ciliegie, albicocche, fragole e frutti di bosco, assieme a pomodori, melanzane, zucchine e peperoni, ricchi di acqua e di sali minerali. Questi vegetali contengono inoltre carotenoidi che proteggono la nostra pelle e i nostri occhi dai danni causati dai raggi del sole.
 
Quelli che ho appena elencato sono solo una parte dei tanti effetti benefici di frutta e verdura di stagione, le quali contengono centinaia di sostanze protettive (antitumorali, antiossidanti, rinforzanti del sistema immunitario) che si potenziano l'un l'altra, agendo cioè in sinergia per proteggere il nostro organismo e mantenerlo in salute.
 
Per questo ha poco senso sostituire frutta e verdura con compresse e multivitaminici! Per fare un esempio pratico, mangiare un'arancia non è paragonabile ad assumere una compressa di Vitamina C; è infatti dimostrato che a parità di principio attivo l'effetto sul nostro organismo è più potente se si mangia la frutta fresca, proprio per questo meccanismo di "potenziamento" dato dalle altre sostanze protettive presenti nel frutto.

venerdì 14 ottobre 2016

La regola dei 3 pasti al giorno



La domanda che spesso mi formulano è: quante volte al giorno dobbiamo mangiare? La regola fondamentale è quella di fare in modo che il pasto consumato dia autonomia fino a quello successivo. In poche parole bisogna mangiare abbastanza da non aver fame tra un pasto e l’altro. Ovviamente questo non significa rimpinzarsi fino a scoppiare! L’alimentazione dovrà sempre e comunque essere seguita da uno specialista che offra consigli su quali cibi è meglio consumare e quali no nelle diverse fasce della giornata.
Tre pasti al giorno sono sufficienti in:
  • un individuo che non è in crescita
  • una donna non in gravidanza
  • una donna che non sta allattando
Lo spuntino è giustificato solo nel caso in cui il tempo tra un pasto e l’altro sia davvero esageratamente lungo.
Il bisogno di mangiare tra un pasto e l’altro è spesso segno di scarso equilibrio glicemico. La sgradevole sensazione di stomaco vuoto è conseguenza del calo degli zuccheri che insorge a metà mattina e metà pomeriggio. È proprio questo calo che scatena il bisogno più o meno compulsivo di mangiare, preferibilmente carboidrati o zuccheri semplici.
La logica degli spuntini tra un pasto è l’altro è legato al concetto di dieta ipocalorica, oggi scientificamente superato. Il corpo umano non è una “macchina” e il cibo non è “benzina”. Il semplice calcolo delle calorie non tiene conto dei deficit funzionali ed organici, delle necessità temporanee del corpo, dei fisiologici processi riparativi, né considera le proprietà terapeutiche e gli effetti sinergici degli alimenti e delle loro associazioni. I regimi ipocalorici si associano ad un re- incremento del peso più rilevante a distanza di 1-2 anni per la riduzione del metabolismo che evidentemente subisce una radicale modificazione, quindi ci si trova a mangiare meno di prima della dieta, ma ad ingrassare con più facilità.
Le scelte alimentari devono considerare soprattutto la fisiologia dell’organismo e le sue esigenze metaboliche. In primo piano devono esserci:
  • la regolazione della glicemia (oggi a rischio in tutti)
  • lo stimolo del fegato
  • il drenaggio della funzione renale.
Per i motivi sopracitati i tre pasti devono essere bilanciati nel loro contenuto di glicidi, lipidi, protidi, sali minerali e vitamine. Tale contenuto deve essere adeguato al tipo di organismo, quindi alla struttura fisica e mentale, al tipo di attività fisica svolta, all’età e allo stile di vita.
La consulenza di un nutrizionista potrà certamente condurvi a delle scelte alimentari più consapevoli e mirate, in perfetta armonia con il vostro equilibrio psico-fisico.
 
 

lunedì 10 ottobre 2016

Un’abbondante prima colazione è il primo rimedio per perdere peso


Buongiorno a tutti cari lettori e lettrici e buon inizio settimana.

È proprio vero, non esiste cosa migliore che iniziare la giornata con una sana, gustosa e invitante colazione. E se vi dicessi che è scientificamente dimostrato che fare un’abbondante prima colazione, entro un’ora dal risveglio, aiuta a mantenere il peso corporeo regolare?

È bene puntualizzare che il catabolismo muscolare cambia se non si mangia entro un’ora dal risveglio, in risposta ad un segnale di pericolo. Il nostro sistema metabolico è ancora quello dell’età della pietra, per cui l’assenza di prima colazione lancia un “segnale di carestia”; mangiando, invece, s’invia un “segnale di abbondanza” che evita il rallentamento metabolico. Se si salta la prima colazione si innesca un meccanismo di insulino-resistenza: in questo caso, anche se dovessimo mangiare del sedano lo trasformeremmo in grasso.

Inoltre fare la prima colazione migliora lo stato dell’umore: è un antidepressivo e c’è una relazione diretta tra depressione, resistenza insulinica e obesità. Infatti, se non inviamo al cervello segnali di ricchezza, non verrà attivato un ormone chiamato leptina, definito anche ormone della sazietà. La leptina aumenta il metabolismo del glucosio e anche il tasso di ossidazione delle riserve di acidi grassi, così come il tasso di consumo di ossigeno, rendendo la spesa energetica più alta. L’ormone ha anche la capacità di diminuire il senso della fame e di conseguenza l’ingestione calorica. Tramite le sue azioni metaboliche e regolatorie dell’appetito, la leptina controlla il peso e ciò le conferisce uno status di fattore anti-obesità. La resistenza insulinica invece inibisce la leptina.

COLAZIONE DOLCE O COLAZIONE SALATA?

Noi italiani siamo abituati prevalentemente a consumare una colazione dolce. Molti rifiutano anche solo l’idea di una colazione salata a prima mattina.

Quello che deve orientarci a sperimentare la colazione salata è il bisogno più o meno compulsivo di zuccheri e/o carboidrati che sopravviene tra le 10 e le 11 quando abbiamo fatto una colazione a base di pane e marmellata o cappuccino e cornetto. Il calo glicemico che si presenta a metà mattina o a metà pomeriggio indica la necessità di regolare meglio la glicemia per dare maggiore stabilità all’organismo, evitando picchi di iperglicemia o ipoglicemia che a lungo andare possono portare a spiacevoli conseguenze.

LA COLAZIONE SALATA DÀ MAGGIORE AUTONOMIA E SENSO DI BENESSERE

Potete scegliere tra le seguenti possibilità:

  • caffè, tè (da evitare se c’è stitichezza), orzo (da evitare se c’è gastrite)
  •  pane (sempre preferibilmente tostato per facilitare la gestione dei lieviti che con la tostatura vengono abbattuti) olio e sale
  •  pane e pomodoro condito con olio e sale
  •  pane e prosciutto crudo o speck
  •  pane e ricotta
  •  pane e uovo (in caso di astenia mattutina).
    Al pane olio e sale si può aggiungere qualche goccia di succo di limone per stimolare un fegato rallentato, oppure un po' di zenzero grattato per attivare i succhi gastrici e facilitare la digestione.
    Aggiungere sempre una spremuta o un frutto fresco a scelta:
    -  il kiwi in caso di tendenza alla stipsi
    - la mela con la buccia
    - l’uva sempre per la stitichezza
    - qualunque altro frutto gradito
    Vi consiglio anche l’aggiunta di semi oleosi, alternandoli quotidianamente. Possono essere aggiunti anche ad uno yogurt bianco intero, specialmente quando si ha poco tempo a disposizione per fare una colazione più consistente.
    Evitare cereali industriali per la possibile aggiunta di zuccheri in eccesso oppure di grassi vegetali non ben identificabili. Dunque evitare i cornetti industriali, ma anche quelli di pasticceria, a meno che non siano fatti con burro e non con margarine vegetali (dovreste avere un pasticcere di fiducia). Lo stesso vale per i biscotti.
    COLAZIONE DOLCE
    Se non si vuole rinunciare ai profumi e ai sapori della colazione dolce si può optare per:
  • latte intero
  •  pane tostato con burro e marmellata o miele non industriale (anche senza burro se il latte è intero perché la quota lipidica, indispensabile per rallentare la salita degli zuccherim, è assicurata dal latte)
    Anche lo yogurt è un’ottima scelta per la prima colazione, tenendo presente che ha un maggior contenuto proteico rispetto al latte fresco.
    Come comportarsi in caso di intolleranza al latte?
  • Spremuta d’arancia o tisana
  • Frutto di stagione
  • pane burro e marmellata
  • semi oleosi (sempre utili sia come integrazione di acidi grassi essenziali, sia  per il pool di vitamine e minerali altamente biodisponibili).
È importante sottolineare che una prima colazione mangiata con calma è fondamentale perché l’insalivazione lenta fa arrivare prima all’ipotalamo i segnali di sazietà ad opera della grelina e della colicistochinina.
Buona colazione a tutti!
“La più buona colazione è un bel sorriso regalato di prima mattina. Se ci aggiungi una bella dose di entusiasmo e di energia la ricetta del buon umore è perfetta!” (Franxy Sant)