Il termine allergia
deriva dal greco allos
che vuole dire “altro”, ed ergon che significa “lavoro”,
vale a dire una reazione anomala che non rientra nelle finalità utili all’organismo.
In un primo tempo tutte le forme d’ipersensibilità furono classificate come allergie, poiché si pensava che
fossero causate indistintamente da un’alterata attivazione del sistema immunitario. Divenne chiaro
più tardi che in realtà erano
implicati molti differenti meccanismi d’azione, aventi in comune un’anomala attivazione del sistema immune,
con produzione di anticorpi (IgE) e liberazione d’istamina,
responsabile della maggior parte dei sintomi.
La reazione
allergica è immediata.
Dal momento del contatto con la sostanza allergizzante al momento della
manifestazione dei sintomi intercorrono mediamente 15 minuti. In molti casi le manifestazioni della malattia sono
stagionali, in particolare primavera e
autunno, mentre in altri casi possono manifestarsi in qualsiasi periodo
dell’anno.
Dal punto di vista dei fattori ereditari esiste una predisposizione
ben documentata, tant’è che i figli di
soggetti allergici hanno maggiore probabilità di sviluppare la malattia, incidenza che
cresce con l’aumentare del numero dei
parenti affetti.
Parallelamente a quelli genetici, i fattori ambientali investono un ruolo importante nell’insorgenza.
Il trattamento nutrizionale sarà modulato in base alla condizione clinica del paziente:
FASE ACUTA
In questa fase bisogna escludere drasticamente (per diversi giorni)dall’alimentazione:
- alimenti derivanti da processi di lievitazione realizzati in modo non ottimale e che potrebbero contenere ancora lieviti biologicamente attivi;
- latte e derivati;
- carne rossa, di pollo e di maiale;
- fragole;
- pomodoro crudo, soprattutto se poco maturo;
- uova;
- tutti i prodotti ittici;
- alimenti già riconosciuti dal paziente, che gli provocano reazioni atopiche (pesca, kiwi, albicocca, alcune categorie di frutta secca, etc.);
- tutte le sostanze adrenergiche come caffè, cioccolato, tè, coca cola, e similari.Nelle forme stagionali, queste esclusioni andranno ripetute ad ogni ricomparsa dei sintomi.
FASE SUBACUTA
In questa fase la sintomatologia è meno intensa. Si inizieranno a reinserire con gradualità le singole categorie di alimenti, verificandone “in vivo” la tollerabilità da parte del paziente. Per esempio, si proporrà la carne rossa, i pesci a minore contenuto di iodio e fosforo come quelli di scoglio o di fondale, il pollo (di alleva- mento biologico), il prosciutto crudo, etc.
FASE ASINTOMATICA
In fase asintomatica è più semplice gestire l’associazione degli alimenti, con lo scopo di agevolare l’attività epatica
per la catabolizzazione degli allergeni, mantenere bassa l’iperattività adre-
nergica, migliorare il microambiente intestinale e soprattutto sarà fondamentale la scelta di cibi con la minore manipolazione
commerciale possibile.
In tutti i casi sarà indicata l’esclusione di tutti gli alimenti
istaminergici:
- crostacei e mitili
- formaggi stagionati
- lieviti
- Fragole
- pomodoro crudo
Se il trattamento nutrizionale verrà effettuato in modo corretto, non è infrequente la scomparsa
della reattività allergica o una riduzione
tanto marcata da richiedere solo minime e saltuarie somministrazioni
farmacologiche.
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