martedì 13 giugno 2017

Reflusso gastroesofageo e gastrite: come intervenire?


Parliamo oggi di un fastidioso disturbo che colpisce tantissime persone: il REFLUSSO GASTROESOFAGEO, ossia la risalita involontaria e frequente dei succhi gastrici e di parte del contenuto dello stomaco lungo l’esofago (talvolta fino alla gola). Il sintomo tipico è una sensazione di rigurgito acido nell’esofago, associato a bruciore localizzato al petto e nello stomaco. Il sintomo diventa più acuto durante la notte e quando ci si corica. Quando il disturbo si presenta più volte nel corso della giornata e si associa ad altre complicazioni si parla di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE).
Nel curare il reflusso gastroesofageo, l’alimentazione gioca un ruolo importante. Il trattamento prevede la correzione di alcune abitudini a tavola e dello stile di vita, l’adozione di una dieta personalizzata e la riduzione dello stress.
La complicanza più comune è l’esofagite, la più grave è l’esofago di Barrett, in cui le cellule della mucosa si modificano in senso precanceroso, nel senso che sono un preludio del tumore all’esofago.
Ecco alcuni consigli da adottare in caso di reflusso gastroesofageo:
  • Mangiare lentamente, triturando bene il cibo per disincentivare il rischio di risalita del contenuto gastrico nell’esofago.
  • Evitare cibi grassi, insaccati, soffritti, vino bianco, superalcolici, formaggi stagionati, cacao, tè, caffè, agrumi, bibite gassate, pomodoro, menta e il fumo di sigaretta.
  • Il latte tampona l’acidità dello stomaco, ma essendo ricco in grassi può rallentare la digestione e, alla lunga, favorire il disturbo.
  • Non indossare indumenti troppo stretti ed è meglio evitare di coricarsi subito dopo avere mangiato cercando, se possibile, di tenere un po’ sollevato il capo durante il riposo notturno.
  • Evitare anche i farmaci che possono aumentare l’acidità gastrica, come gli antinfiammatori non steroidei e alcuni ansiolitici.
 

La GASTRITE, invece, è una patologia causata da un processo infiammatorio ai danni della mucosa gastrica, con un’incidenza molto alta in quasi tutto il mondo, in particolar modo nelle parti più civilizzate dell’occidente, arrivando a colpire in alcune regioni anche il 70% della popolazione con una età superiore ai 30 anni. In Italia il numero di pazienti colpiti da questo disturbo tende a salire di anno in anno, probabilmente a causa del cambio di abitudini alimentari che stiamo subendo in questo ultimo periodo, verso l’utilizzo di cibi che offrono grandi quantità a discapito della qualità.
Esiste sia una forma acuta, che può avere sintomi più lievi, sia una forma cronica, che in genere causa sintomatologie più serie e disturbi che in molti casi accompagnano la persona per periodi molto prolungati nel tempo. In entrambi i casi possono presentarsi:
  • bruciore e crampi allo stomaco
  • nausea
  • aerofagia e alito cattivo
  • reflusso gastroesofageo con conseguente bruciore in gola e/o afonia
  • dolore e pesantezza nella zona intorno allo sterno con conseguente affanno anche dopo sforzi minimi
  • disturbi intestinali
  • stitichezza
  • infiammazione dell’orecchio interno e labirintite
  • leggeri attacchi di tachicardia
  • brevi manifestazioni asmatiche
L’alimentazione errata e priva di regole è una delle principali cause della gastrite. Tra le altre cause troviamo: l’Helycobacter Pylori (un batterio abbastanza difficile da trattare con antibiotici molto pesanti), l’assunzione di liquidi non corretta, l’uso di farmaci, fumo e tabacco, alcol, alimenti irritanti la mucosa gastrica, sedentarietà, respirazione sbagliata, ansia ed emotività, stress e tensione.
Curare l’alimentazione in caso di gastrite sarà strettamente necessario per poter migliorare lo stile di vita. Sarà importante prediligere cibi leggeri ed evitare carni rosse, formaggi, alcolici, fritti, latte e caffè.

 


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