Parliamo oggi di un
fastidioso disturbo che colpisce tantissime persone: il REFLUSSO GASTROESOFAGEO, ossia la risalita involontaria e frequente
dei succhi gastrici e di parte del contenuto dello stomaco lungo l’esofago
(talvolta fino alla gola). Il sintomo tipico è una sensazione di rigurgito
acido nell’esofago, associato a bruciore localizzato al petto e nello
stomaco. Il sintomo diventa più acuto durante la notte e quando ci si corica. Quando il disturbo si presenta più
volte nel corso della giornata e si associa ad altre complicazioni si parla di
malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE).
Nel curare il reflusso
gastroesofageo, l’alimentazione
gioca un ruolo importante. Il trattamento prevede la correzione di alcune
abitudini a tavola e dello stile di vita, l’adozione di una dieta personalizzata e la riduzione
dello stress.
La complicanza più comune
è l’esofagite, la più grave è l’esofago di Barrett, in cui le cellule della
mucosa si modificano in senso precanceroso, nel senso che sono un preludio del
tumore all’esofago.
Ecco alcuni consigli da
adottare in caso di reflusso gastroesofageo:
- Mangiare lentamente, triturando bene il cibo per disincentivare il rischio di risalita del contenuto gastrico nell’esofago.
- Evitare cibi grassi, insaccati, soffritti, vino bianco, superalcolici, formaggi stagionati, cacao, tè, caffè, agrumi, bibite gassate, pomodoro, menta e il fumo di sigaretta.
- Il latte tampona l’acidità dello stomaco, ma essendo ricco in grassi può rallentare la digestione e, alla lunga, favorire il disturbo.
- Non indossare indumenti troppo stretti ed è meglio evitare di coricarsi subito dopo avere mangiato cercando, se possibile, di tenere un po’ sollevato il capo durante il riposo notturno.
- Evitare anche i farmaci che possono aumentare l’acidità gastrica, come gli antinfiammatori non steroidei e alcuni ansiolitici.
La GASTRITE, invece, è una patologia causata da un processo
infiammatorio ai danni della mucosa gastrica, con un’incidenza molto alta in
quasi tutto il mondo, in particolar modo nelle parti più civilizzate
dell’occidente, arrivando a colpire in alcune regioni anche il 70%
della popolazione con una età superiore ai 30 anni. In Italia il numero di
pazienti colpiti da questo disturbo tende a salire di anno in anno,
probabilmente a causa del cambio di abitudini alimentari che stiamo
subendo in questo ultimo periodo, verso l’utilizzo di cibi che offrono grandi
quantità a discapito della qualità.
Esiste sia una forma acuta, che può avere sintomi più
lievi, sia una forma cronica, che in
genere causa sintomatologie più serie e disturbi che in molti casi accompagnano
la persona per periodi molto prolungati nel tempo. In entrambi i casi possono
presentarsi:
- bruciore e crampi allo stomaco
- nausea
- aerofagia e alito cattivo
- reflusso gastroesofageo con conseguente bruciore in gola e/o afonia
- dolore e pesantezza nella zona intorno allo sterno con conseguente affanno anche dopo sforzi minimi
- disturbi intestinali
- stitichezza
- infiammazione dell’orecchio interno e labirintite
- leggeri attacchi di tachicardia
- brevi manifestazioni asmatiche
L’alimentazione errata e priva di regole
è una delle principali cause della gastrite. Tra le altre cause troviamo:
l’Helycobacter Pylori (un batterio abbastanza difficile da trattare con
antibiotici molto pesanti), l’assunzione di liquidi non corretta, l’uso di
farmaci, fumo e tabacco, alcol, alimenti irritanti la mucosa gastrica,
sedentarietà, respirazione sbagliata, ansia ed emotività, stress e tensione.
Curare
l’alimentazione in caso di gastrite sarà strettamente necessario per poter
migliorare lo stile di vita. Sarà importante prediligere cibi leggeri ed
evitare carni rosse, formaggi, alcolici, fritti, latte e caffè.
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