Il colesterolo
è un alcool policiclico appartenente alla famiglia degli steroli (complesse molecole
solubili nei grassi) e fu identificato per la prima volta come componente dei
calcoli biliari, da cui il termine chole (bile) e stereos (solido).
È presente
in tutti i tessuti, soprattutto
nel cervello, nella bile e nel sangue e costituisce un precursore fondamentale
per la sintesi di numerosi ormoni, della vitamina D e per la formazione dei
sali biliari.
Nel circolo ematico i valori oscillano in media tra
150 e 200 mg/dl, con rilevanti
differenze individuali (anche collegate all’età e alla costituzione del
soggetto) ed è trasportato in tutto il corpo dal sangue, da cui le cellule ne
prelevano direttamente la quantità necessaria.
Data la sua limitata
solubilità, per raggiungere le sedi di utilizzazione il colesterolo è
trasportato da diverse lipoproteine, fra cui si distinguono le LDL, costituenti il cosiddetto “colesterolo
cattivo” e le HDL, conosciute come
“colesterolo buono”. La sintesi endogena del colesterolo da parte del fegato è
di gran lunga superiore all’apporto esogeno tramite gli alimenti
(rispettivamente l’80% contro il 20%). La quota che non passa nel sangue è
necessaria per i processi digestivi come costituente fondamentale dei sali
biliari. Dunque, la domanda da porsi è questa: se il colesterolo è ritenuto così dannoso, perché l’organismo ne
produce tanto?
Alla luce di questa riflessione si evidenzia l’assoluta inutilità di escludere drasticamente
i lipidi alimentari per ridurre l’ipercosterolemia, raccomandando, invece,
di stimolare la funzione epato-biliare
per permetterne l’eliminazione nel lume intestinale.
Tale stimolo
si realizzerà con un corretto impiego di
soffritti e fritti, solo in olio extravergine di oliva, superando la
naturale perplessità dei pazienti ai quali di solito viene raccomandato di
evitare tali modalità di cotture.
Saranno adatti
alimenti ricchi di potassio ad azione miorilassante per dilatare la
muscolatura liscia delle vie biliari e favorire il deflusso verso il lume
intestinale.
Nello stesso tempo si eviterà di complicare i processi digestivi con preparazioni di
difficile digestione o con apporto simultaneo di lipidi di diversa natura.
Nella composizione dei pasti si utilizzeranno alimenti dotati di specifica azione
ipocolesterolemizzante, come la mela
verde o Granny Smith, tutti i frutti di bosco, le fragole e la melagrana.
Il kiwi
sarà doppiamente indicato sia per il suo contenuto di Vitamina C che per
l’azione di stimolo intestinale.
Da segnalare anche l’utilità dei legumi e del pesce o di rimedi come il centrifugato
di carota, da assumere a digiuno.
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