venerdì 30 giugno 2017
martedì 27 giugno 2017
Yogurt e fermenti: benefici, curiosità e valori nutrizionali
Lo yogurt non è latte e non è formaggio, essendo sostanzialmente latte
fermentato da una coltura batterica di vari tipi di lattobacilli. Perché sia
vero yogurt e sia vitale, all’esterno della confezione deve essere presente la
dicitura: “contiene Lactobacillus
bulgaricus, o acidophilus, o Streptococcus thermophilus”
Insieme al latte, agli altri
fermentati, ai formaggi e alle ricotte, lo yogurt rientra nel II gruppo fondamentale degli alimenti, quale fonte
nutrizionale di proteine ad alto
valore biologico, vitamine e minerali specifici. Trova impiego nella
dieta Mediterranea in porzioni da 125 o
150 g (1 vasetto monodose). Può essere utilizzato quando si vuole assumere
un alimento che non impegni fegato e reni.
Le proteine, come la caseina,
vengono rese più digeribili dai fermenti lattici, mentre l’acidità favorisce lo
sviluppo della flora batterica acidofila, capace di contrastare i processi
putrefattivi o l’eccessiva proliferazione di colibatteri. Lo yogurt può, al
tempo stesso, frenare una dissenteria o risolvere una stipsi. In ogni caso, la
funzione è digestiva, rinfrescante e di stimolo per la peristalsi.
Esercita un'azione regolatrice sulla composizione della flora batterica
intestinale; si potrebbe definire una specie di “antibiotico naturale” per
i microrganismi patogeni, poiché migliora le difese immunitarie e stimola la
flora intestinale fisiologica benefica (fermentativa).
Dal punto di vista quantitativo,
il contenuto di proteine e di lipidi non cambia durante la fermentazione.
Diminuisce invece il lattosio, parallelamente all’aumento di acido lattico,
quest’ultimo esplica una azione importantissima sul riequilibrio della flora
batterica intestinale, diminuendo i processi fermentativi e di putrefazione,
con evidente azione detossicante.
Lo yogurt favorisce l'assorbimento del calcio e del fosforo in esso contenuto
contribuendo così alla prevenzione della loro carenza nutrizionale. Oggi
sappiamo che il deficit nutrizionale di calcio e/o vitamina D (raramente di
fosforo) può gettare le basi per uno sviluppo incompleto dello scheletro
(mancato raggiungimento del picco di massa ossea) e potrebbe aggravare un già
compromesso metabolismo osseo nelle donne in menopausa.
LO YOGURT ITALIANO
Lo yogurt italiano, anche quello
industriale, è un alimento genuino in quanto privo, per legge, di
addensanti, gelificanti o latte in polvere. Questo alimento vanta inoltre
proprietà nutrizionali degne di nota.
Lo yogurt da scegliere è quello bianco intero!
Lo yogurt naturale non contiene fibre.
Per quel che concerne le vitamine, sono ottimi i livelli di
quelle idrosolubili del gruppo B e
in particolare della B2 (riboflavina),
un fattore coenzimatico molto importante per l'organismo. Buoni anche i livelli
di vitamina liposolubile A (antiossidante
e indispensabile per la vista) che, tuttavia, se ne va in gran parte con la
scrematura del latte. In merito ai minerali, ribadiamo le ottime concentrazioni
di calcio e fosforo (componenti dell'idrossiapatite ossea).
VALORE NUTRIZIONALE
Il contenuto nutrizionale dello
yogurt varia in base al tipo di latte utilizzato ed al suo contenuto in grassi,
che può risultare ridotto qualora il latte abbia subito un processo di
scrematura parziale o totale. I valori medi sotto riportati si riferiscono allo
yogurt ottenuto da latte di vacca intero.
Valori per 100 grammi:
- proteine: 3,8 g
- grassi: 3,9 g
- carboidrati: 4,3 g
- minerali (soprattutto calcio)
- vitamine del complesso B
- acido pantotenico
- vitamina PP
Lo yogurt può essere proposto come merenda negli intervalli
fra i pasti. Nella quantità di circa 250 g si può usare insieme alla frutta
come pasto completo per drenare e bilanciare gli effetti metabolici negativi di
un precedente pranzo disordinato.
Soluzioni nutrizionali che prevedano l’impiego dello yogurt,
da adottare come pasto successivo ad uno disordinato, improprio o troppo
abbondante, potrebbero essere le seguenti:
250 g di yogurt e mezzo melone;
250 g di yogurt e mezza ananas;
250 g di yogurt e 3 pesche a pasta bianca:
250 g di yogurt e 300 g di frutti di bosco.
FERMENTI: COSA
SONO?
Puntualizziamo subito che i probiotici non vanno confusi con i
prebiotici. Queste sostanze, pur somigliandosi per il nome, sono fattori
nutrizionali molto diversi tra loro.
I fermenti lattici sono organismi viventi; i prebiotici, invece, sono molecole inanimate principalmente
appartenenti al gruppo chimico degli idrati di carbonio.
Il nome “fermenti lattici” è
giustificabile dal fatto che questi
ceppi microbiologici probiotici si moltiplicano con grande facilità nel
latte o nel relativo siero, acidificandolo e dando origine a vari alimenti
fermentati, dei quali il più noto è senz'altro lo yogurt.
Il primo a osservare la presenza
di microrganismi nel latte fermentato fu il microbiologo russo Il'ja Il'ič Mečnikov. Egli isolò il Lactobacillus bulgaricus e lo Streptococcus thermophilus, e riconobbe
che questi lattobacilli erano i responsabili del processo di scissione del lattosio
in galattosio e glucosio. Questi fermenti agiscono con un meccanismo protosimbiotico: lo streptococco lavora per primo,
creando le condizioni affinché il lattobacillo compia l'opera della scissione
del lattosio. Anche se i pareri sono piuttosto discordanti, a differenza di
quanto propagandato dalla pubblicità, oggi si ritiene che questi due
fermenti non svolgano alcun ruolo attivo all'interno dell'organismo umano:
infatti essi muoiono appena entrano in contatto con i succhi gastrici umani,
non sopportandone l'acidità.
Facendo frutto del positivo
riscontro dell'utilizzo dei fermenti probiotici in campo medico, oggi alcuni
produttori di yogurt hanno iniziato ad aggiungerli ai loro prodotti. I fermenti probiotici, a differenza del
Lactobacillus bulgaricus e dello Streptococcus thermophilus, riescono a
sopportare meglio l'acidità dei succhi gastrici, a sopravvivere e a riprodursi
nel tratto gastrointestinale. Trattandosi di batteri generalmente già presenti
nel corpo umano, essi riescono a riportare la flora batterica a una condizione
di normalità, nel caso quest'ultima sia stata compromessa da cure con
antibiotici, da stress oppure da alimentazione scorretta.
Inoltre i fermenti probiotici
esercitano un'azione positiva in molti
processi della digestione, prevenendo infezioni intestinali e aggressioni
da parte di funghi; rafforzano il sistema immunitario; producono i
batteriocini, i cosiddetti "antibiotici naturali".
I principali fermenti probiotici
aggiunti nel processo di fermentazione sono i seguenti:
- Lactobacillus acidophilus
- Lactobacillus casei
- Lactobacillus lactis
- Bifidobacterium bifidum
Il latte fermentato ottenuto dalla loro
azione si discosta leggermente dallo yogurt, tradizionalmente ottenuto con il
solo impiego di Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus, dando origine
a un Kefir.
INTOLLERANZE
Ricordiamo che lo yogurt (seppur
in misura inferiore rispetto al latte) contiene lattosio. In caso di carenza intestinale di enzima lattasi, questo
oligosaccaride-disaccaride è spesso colpevole di reazioni avverse. Il quadro
sintomatologico è tipicamente gastro-intestinale (quindi non allergico) e varia
di intensità in base alla persona, alla quantità di lattosio e alla
composizione del pasto. Generalmente, una porzione di yogurt è ben tollerata
dalla maggior parte dei consumatori affetti da intolleranza al lattosio. Oggi
sono disponibili in commercio gli yogurt
delattosati, nei quali il disaccaride è “predigerito” in glucosio e
galattosio grazie all'immissione artificiale di enzima lattasi.
BREVE STORIA DELLO
YOGURT
La storia dello yogurt comincia
nel 6000 A.C in Asia centrale ad
opera di popolazioni proto altaiche durante . Grazie ai contatti culturali e
alle migrazioni dei popoli il suo uso si diffuse presto in tutto l'Occidente
fra i fenici, i greci, gli egizi e i romani. Al contempo l'opera di
diffusione continuò in Oriente: se
ne trova traccia nelle novelle de ”Le mille e una notte” perciò significa che
si diffuse presto anche fra gli Arabi.
Lo yogurt incontrò poi un eccezionale successo anche in India,d ove a tutt'oggi costituisce uno dei principali alimenti
della dieta locale.
Circondato dalla fama di panacea,
di rimedio per l'insonnia e per la tubercolosi, nonché di ausilio per la
rigenerazione del sangue, lo yogurt non era ancora stato analizzato dal punto
di vista scientifico. Il dottore bulgaro Stamen
Grigorov riuscì ad isolare un batterio che venne chiamato Lactobacillus bulgaricus, uno degli
organismi responsabili della fermentazione del latte.
Il'ja Mečnikov, microbiologo russo, incuriosito dalla longevità delle
popolazioni bulgare che facevano grande uso di yogurt, fu il primo a studiarlo
in laboratorio. Egli, credendo che questo lattobacillo fosse essenziale per la
buona salute, riuscì a convincere l'imprenditore Isaac Carasso a sviluppare
tecnologie industriali per la produzione dello yogurt. Nel 1919 quest'ultimo
realizzò il primo stabilimento commerciale per la produzione di yogurt a
Barcellona, chiamando la sua impresa Danone,
nome che porta ancora adesso.
Oggi lo yogurt viene prodotto per
lo più in grandi impianti industriali, con l'impiego di colture microbiche selezionate, ma esiste anche una piccola
produzione casalinga attraverso le "yogurtiere",
piccoli elettrodomestici per la produzione di yogurt.
La legge italiana riconosce che
possa essere fregiato della denominazione
commerciale di “yogurt” soltanto il latte di vacca fermentato con
Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus.
La legge italiana prevede inoltre
che questi microrganismi siano vivi e
vitali (in grado di metabolizzare e moltiplicarsi) fino al momento del
consumo. La densità cellulare, definita anch'essa per legge, deve essere uguale
o superiore a 100000000 di cellule (unità formanti colonia) per millilitro.
YOGURT FATTO IN CASA
La preparazione dello yogurt è
piuttosto semplice e può essere eseguita anche a casa, con o senza l'ausilio di
una yogurtiera:
- Nel latte, pastorizzato o sterilizzato, intero o parzialmente scremato, vengono inoculate colture microbiche selezionate.
- Dopo aver miscelato il tutto segue un periodo di incubazione a 42°C.
- Dopo circa 8-10 ore lo yogurt viene fatto raffreddare e si può procedere con la rottura del coagulo.
- In base alle preferenze individuali verranno infine aggiunti ingredienti come marmellata, frutta in pezzi o succhi ed aromi vari.
Anche tu sei amante dello yogurt? Scrivici nei commenti qual è il tuo
preferito!
venerdì 23 giugno 2017
giovedì 22 giugno 2017
Le ciliegie: belle, buone e salutari!
Le ciliegie vengono impiegate in un breve periodo dell’anno, da metà
maggio fino a fine luglio, a meno che non vengano trasformate in marmellate, modificandone in parte gli
effetti organici.
Sono ricche di vitamine A, C,
B1 e B2. Contengono anche proteine, zuccheri, sali di potassio, calcio,
magnesio, ferro, fosforo, numerosi oligoelementi e acidi organici che
contribuiscono a ridurre l’acidosi metabolica.
Le ciliegie sono uno dei frutti
preferiti dai bambini, il cui metabolismo piuttosto vivace si gioverà dello stimolo epatico indotto dall’acidità e
dall’energia fornita dal loro contenuto in fruttosio,
oltre che dall’effetto di “trasporto” del ferro.
Per questi motivi, sono molto utili nelle fasi di accrescimento
adolescenziale, in pazienti che svolgono molta attività sportiva, in dieta
dimagrante, nelle anemie sideropeniche, in pazienti astenici e demineralizzati,
in gravidanza e in condizioni di stitichezza.
Insieme alle fragole, le ciliegie
rappresentano uno dei pochi frutti che i
diabetici possono assumere, anche in associazione al pranzo.
Il notevole grado di acidità, le
rende poco tollerabili nelle
gastriti e nelle ulcere, mentre l’apporto di sali minerali ne giustifica la
controindicazione nell’ipertensione arteriosa. Anche nei casi di dissenteria,
le ciliegie sono controindicate, come nella colite spastica, nel colon
irritabile, nelle condizioni più gravi di rettocolite ulcerosa e morbo di
Crohn.
venerdì 16 giugno 2017
martedì 13 giugno 2017
Reflusso gastroesofageo e gastrite: come intervenire?
Parliamo oggi di un
fastidioso disturbo che colpisce tantissime persone: il REFLUSSO GASTROESOFAGEO, ossia la risalita involontaria e frequente
dei succhi gastrici e di parte del contenuto dello stomaco lungo l’esofago
(talvolta fino alla gola). Il sintomo tipico è una sensazione di rigurgito
acido nell’esofago, associato a bruciore localizzato al petto e nello
stomaco. Il sintomo diventa più acuto durante la notte e quando ci si corica. Quando il disturbo si presenta più
volte nel corso della giornata e si associa ad altre complicazioni si parla di
malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE).
Nel curare il reflusso
gastroesofageo, l’alimentazione
gioca un ruolo importante. Il trattamento prevede la correzione di alcune
abitudini a tavola e dello stile di vita, l’adozione di una dieta personalizzata e la riduzione
dello stress.
La complicanza più comune
è l’esofagite, la più grave è l’esofago di Barrett, in cui le cellule della
mucosa si modificano in senso precanceroso, nel senso che sono un preludio del
tumore all’esofago.
Ecco alcuni consigli da
adottare in caso di reflusso gastroesofageo:
- Mangiare lentamente, triturando bene il cibo per disincentivare il rischio di risalita del contenuto gastrico nell’esofago.
- Evitare cibi grassi, insaccati, soffritti, vino bianco, superalcolici, formaggi stagionati, cacao, tè, caffè, agrumi, bibite gassate, pomodoro, menta e il fumo di sigaretta.
- Il latte tampona l’acidità dello stomaco, ma essendo ricco in grassi può rallentare la digestione e, alla lunga, favorire il disturbo.
- Non indossare indumenti troppo stretti ed è meglio evitare di coricarsi subito dopo avere mangiato cercando, se possibile, di tenere un po’ sollevato il capo durante il riposo notturno.
- Evitare anche i farmaci che possono aumentare l’acidità gastrica, come gli antinfiammatori non steroidei e alcuni ansiolitici.
La GASTRITE, invece, è una patologia causata da un processo
infiammatorio ai danni della mucosa gastrica, con un’incidenza molto alta in
quasi tutto il mondo, in particolar modo nelle parti più civilizzate
dell’occidente, arrivando a colpire in alcune regioni anche il 70%
della popolazione con una età superiore ai 30 anni. In Italia il numero di
pazienti colpiti da questo disturbo tende a salire di anno in anno,
probabilmente a causa del cambio di abitudini alimentari che stiamo
subendo in questo ultimo periodo, verso l’utilizzo di cibi che offrono grandi
quantità a discapito della qualità.
Esiste sia una forma acuta, che può avere sintomi più
lievi, sia una forma cronica, che in
genere causa sintomatologie più serie e disturbi che in molti casi accompagnano
la persona per periodi molto prolungati nel tempo. In entrambi i casi possono
presentarsi:
- bruciore e crampi allo stomaco
- nausea
- aerofagia e alito cattivo
- reflusso gastroesofageo con conseguente bruciore in gola e/o afonia
- dolore e pesantezza nella zona intorno allo sterno con conseguente affanno anche dopo sforzi minimi
- disturbi intestinali
- stitichezza
- infiammazione dell’orecchio interno e labirintite
- leggeri attacchi di tachicardia
- brevi manifestazioni asmatiche
L’alimentazione errata e priva di regole
è una delle principali cause della gastrite. Tra le altre cause troviamo:
l’Helycobacter Pylori (un batterio abbastanza difficile da trattare con
antibiotici molto pesanti), l’assunzione di liquidi non corretta, l’uso di
farmaci, fumo e tabacco, alcol, alimenti irritanti la mucosa gastrica,
sedentarietà, respirazione sbagliata, ansia ed emotività, stress e tensione.
Curare
l’alimentazione in caso di gastrite sarà strettamente necessario per poter
migliorare lo stile di vita. Sarà importante prediligere cibi leggeri ed
evitare carni rosse, formaggi, alcolici, fritti, latte e caffè.
lunedì 5 giugno 2017
Cellulite? Combattila in 4 step per prevenirla o eliminarla
Oggi tratteremo un argomento
odiato da tutte le donne del mondo: la cellulite.
Se alla dieta corretta, ad una
sana attività fisica e ad un giusto trattamento, abbiniamo uno specifico integratore,
il risultato è garantito! Se vuoi maggiori informazioni contattami in privato!
L’acerrima nemica del sesso
femminile (talvolta anche di quello maschile) non risparmia nessuna zona del
corpo: addome, glutei, cosce, braccia, fianchi, dorso... sono
tutti sotto attacco. Ogni donna può essere colpita dalla cellulite in maniera
differenti. In alcune è molto evidente, in altre meno.
Alterazioni ormonali e vascolari,
vita sedentaria, stress, malattie epatiche, alimentazione non corretta o sbilanciata,
irregolarità della funzione intestinale e ritenzione idrica marcata, variamente
combinate tra loro, sono le cause che interferiscono negativamente sul tessuto adiposo e in particolare sul microcircolo.
Probabilmente non c'è un modo per
eliminarla totalmente ma arginare il problema estetico è possibile e si possono
raggiungere dei risultati più che soddisfacenti. Per combattere la cellulite in
modo efficace è necessario agire su tutti i fronti: alimentazione, abitudini,
allenamento e trattamenti estetici. Scopriamo come combatterla in 4 step.
STEP 1 – CURARE L’ALIMENTAZIONE
È davvero possibile combattere la
cellulite scegliendo di mangiare determinati cibi piuttosto che altri? Certamente!
Ci sono dei cibi che favoriscono il drenaggio e la disintossicazione del corpo
facilitando la riduzione della cellulite. Altri cibi invece saranno da evitare
per non aggravare l’odiato effetto della pelle a buccia d’arancia. Frutta e
verdura sono i cibi da preferire perché combattono la ritenzione idrica,
apportano sali minerali e vitamine. Sono da preferirsi le verdure a foglia
scura perché ricche di vitamina C e potassio che stimola il drenaggio
linfatico. È importante consumare almeno 3 pasti al giorno, bere la giusta
quantità di acqua, evitare i cibi ricchi di grassi, gli alcolici e anche
l'eccessivo consumo di caffè.
SCOPRIAMO INSIEME QUALI CIBI ASSUMERE PER CONTRASTARE LA
CELLULITE.
Acqua: Il giusto consumo di acqua è importantissimo perché permette
l'eliminazione ottimale delle sostanze tossiche e di rifiuto, non sempre è
valida la regola “bevete molto e non dimenticate di portare una bottiglietta
d'acqua sempre con voi”, specialmente quando vi recate in palestra.
Verdure: ravanelli, cavolfiori, cavolo cappuccio, carote, pomodori,
melanzane, peperoni, sedano, asparagi, cipolle meglio se crude nelle insalate (sono
diuretiche e aiutano a contrastare il ristagno dei liquidi), melanzane, porri, cetrioli,
finocchi, indivia e radicchio, carciofi, cicoria.
Frutta: frutti rossi, anguria, ciliegie, papaya, ananas, melone giallo,
kiwi, albicocche, arance, pompelmi, prugne, pesche. Da evitare la frutta troppo
zuccherina (tipo banane, uva e fichi).
Pesce: meglio se azzurro, ricco di omega3 che favoriscono
l’idratazione della pelle.
Legumi: sono un’ottima fonte di sali minerali e fibre; le
lenticchie in particolare sono ricche di ferro che favorisce il trasporto
dell’ossigeno ai tessuti.
Cereali integrali: contengono fibre e sali minerali, saziano ma non
alterano gli zuccheri nel sangue e aiutano a contrastare il colesterolo.
Carne: è meglio preferire la carne bianca a quella rossa; contiene
meno grasso, meno tossine e più ferro.
Latticini: da evitare.
Uova: da consumare intere, fino ad un massimo di 6 alla settimana,
massimo 2 al giorno.
Spezie: sono ottime per condire gli alimenti, conferendo un sapore
in più ai vostri piatti e riducendo il sale. Ad esempio si può usare un po’ di
pepe e peperoncino o lo zenzero che è un ottimo antinfiammatorio naturale.
Olio extravergine d’oliva: condire bene l’insalata, senza
elemosinare l’olio extravergine di oliva; si può aggiungere il limone (che
aiuta fra l’altro ad assorbire il ferro della verdura) e l’aceto di mele che è
un ottimo depurante.
Tisane drenanti: ottime alleate della diuresi e della depurazione
dell’organismo. Solitamente si trovano i principi attivi di betulla, asparago,
gramigna, salvia, ciliegio, equiseto, frassino, gramigna, mais, ortica,
pilosella, prezzemolo, tarassaco e verga d’oro. Non zuccherare la tisana, al
massimo si può aggiungere una punta di miele per renderne più gradevole il
sapore.
Veniamo ora alla LISTA NERA, ossia I CIBI DA EVITARE per prevenire o ridurre la cellulite. Se proprio
non potete farne a meno, sappiate che il consumo di questi alimenti dovrà
essere ridotto in modo drastico.
Sale: è il principale responsabile della ritenzione idrica (quindi
attenti anche cibi preconfezionati o precotti e lo scatolame)
Salumi: ricchissimi di sale e conservanti, favoriscono il ristagno
dei liquidi.
Burro:
è meglio preferire l’olio extravergine d’oliva
Formaggi grassi e stagionati
Carne rossa
Fritture fatte NON in olio non
extravergine di oliva e pizze
Dolci, dolciumi e zucchero
raffinato
Caffè:
sconsigliato soprattutto a fine pasto perché ostacola l’assorbimento del ferro
Bibite zuccherate, energetiche o alcoliche (a cui è meglio
preferire il tè verde)
STEP 2- ESERCIZIO FISICO REGOLARE
È consigliabile affiancare a un esercizio costante generalizzato
(camminata, recline, step o simulatori di sci di fondo) esercizi specifici che stimolino le zone in cui vi è un'adiposità
maggiormente localizzata .
Inoltre è importante svolgere al
termine di ogni seduta di allenamento qualche esercizio per stimolare la mobilità del piede. Un difetto
nell'appoggio plantare può rappresentare uno dei più grossi fattori di rischio
per lo sviluppo della cellulite. Il piede è infatti sede di delicati sistemi
vascolari (triangolo della volta e soletta venosa di Lejaris) responsabili del
ritorno venoso. Questi equilibri possono venire alterati da posture scorrette o dal frequente
utilizzo di calzature non anatomiche (tacchi
alti).
Un'attività fisica svolta ad
intensità troppo elevata (come la corsa)porta alla formazione di acido lattico. Questo metabolita è
alleato della cellulite, poiché la
formazione di tossine muscolari ha effetti negativi sulla circolazione e
sull'ossigenazione dei tessuti
Si raccomanda pertanto di
svolgere attività di lunga durata come il ciclismo,
la camminata veloce o lo step. I benefici di questo programma di
allenamento sono molteplici: un'attività fisica regolare (almeno 30-40 minuti
al giorno, 3 volte alla settimana) porta ad un miglioramento generale delle
capacità cardiocircolatorie e respiratorie favorendo la circolazione
periferica. In questo modo è possibile sconfiggere la cattiva circolazione che
rappresenta il più grosso fattore di rischio per lo sviluppo della cellulite.
STEP 3 – ABITUDINI CORRETTE
È molto importante dormire per almeno 7-8 ore al giorno e
cercare di ridurre per quanto possibile lo stress.
Fondamentale risulta l'approccio mentale con il quale si inizia il programma
alimentare e sportivo, "serenità e motivazione" prima di tutto.
Imparate a dire stop a fumo, alcol
e vizietti come l'aperitivo con patatine o la comodità di auto, ascensori e
scale mobili.
STEP 4 – TRATTAMENTI ESTETICI ed INTEGRATORI
Più che sulle creme, focalizziamo
la nostra attenzione sui massaggi.
Quelli si che sono veramente efficaci. Non c'è bisogno necessariamente che siano
fatti da mani esperte (anche perché i costi possono essere un tantino alti), va
benissimo anche l'automassaggio
eseguito spalmandosi una crema anticellulite con movimenti circolatori e pressori per migliorare la
circolazione ed il linfodrenaggio.
E poi sì ai fanghi e agli scrub:
lavorando in sinergia si possono ottenere dei risultati davvero stupefacenti.
Un trattamento molto efficace per
combattere la cellulite è la radiofrequenza.
Io utilizzo la Radiofrequenza Bipolare ed Esapolare QUAD TM. Questo macchinario genera riscaldamento sottocutaneo indipendentemente dal fototipo della pelle ed è unidirezionale, quindi controlla sia la profondità che l’area di trattamento evitando inutili dispersioni di calore. Questo genere di riscaldamento denatura e rompe il collagene (collagenasi), attivando i fibroblasti alla produzione di nuovo collagene, con conseguente rinnovamento del tessuto (collagenesi). La pelle acquista un maggior tono e una migliore elasticità, come una sorta di lifting istantaneo. Ne beneficia anche la circolazione cutanea, che diventa più attiva, il tessuto linfatico ne trae dei miglioramenti e viene favorita l’eliminazione delle tossine. Tutto ciò determina un’azione antiaging, un rimodellamento cutaneo e un effetto lipolitico.
Io utilizzo la Radiofrequenza Bipolare ed Esapolare QUAD TM. Questo macchinario genera riscaldamento sottocutaneo indipendentemente dal fototipo della pelle ed è unidirezionale, quindi controlla sia la profondità che l’area di trattamento evitando inutili dispersioni di calore. Questo genere di riscaldamento denatura e rompe il collagene (collagenasi), attivando i fibroblasti alla produzione di nuovo collagene, con conseguente rinnovamento del tessuto (collagenesi). La pelle acquista un maggior tono e una migliore elasticità, come una sorta di lifting istantaneo. Ne beneficia anche la circolazione cutanea, che diventa più attiva, il tessuto linfatico ne trae dei miglioramenti e viene favorita l’eliminazione delle tossine. Tutto ciò determina un’azione antiaging, un rimodellamento cutaneo e un effetto lipolitico.
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